05 febbraio 2008

Intervista a Livio Zanini, Il Giornale di Vicenza, 5 febbraio 2008, TamTam, p. XIII

"Quando anche il tè diventa vera espressione d'arte"
intervista a Livio Zanini
di Filippo Bordignon

Giornale di Vicenza, 5 febbraio 2008, TamTam, p. XIII


Livio Zanini inizia a studiare cinese privatamente nel 1986, ancor prima di finire le superiori e di iscriversi al corso di laurea in lingue e letterature orientali di Ca’ Foscari. Nel 1990 compie il suo primo viaggio in Cina scoprendo la cultura del tè; un paio di anni più tardi s’inoltra nelle aree di coltivazione di tè delle province dello Yunnan, Jiangsu e Zhejiang e comincia le sue ricerche sui trattati e sulla cultura del tè durante la dinastia Ming; laureatosi con una tesi su questo argomento risiede per un periodo a Taiwan frequentando i corsi presso il Centro dell’Arte del Tè Lu Yu. Rientrato in Italia, nel '99 inizia a insegnare interpretazione dal cinese al corso per traduttori e interpreti di Ca’ Foscari a Treviso. La sua profonda conoscenza del tè, della cultura e della lingua cinese gli permette a partire dal 2000 di venir nominato consigliere onorario del China International Tea Culture Institute. Ma è nel 2005 che, assieme al collega di ateneo Prof. Marco Ceresa e altri amici italiani esperti del settore, Livio Zanini fonda l’Associazione Italiana Cultura del Tè di cui oggi è presidente. Si respira un’atmosfera serena ma stimolante nella stanza da tè giapponese che ha costruito con le sue stesse mani in casa propria.

Livio, cosa può insegnare a un occidentale la cerimonia del tè?
Se da una parte si è ormai affermato il termine “cerimonia del tè” per indicare il chanoyu, l’arte del tè giapponese (nonostante non si tratti di una cerimonia), trovo che tale termine sia inappropriato per riferirsi all’arte del tè cinese. In quest’ultima, rilassatezza e informalità prevalgono sulla forma e non vi è mai stata una rigida codificazione delle modalità di esecuzione. Detto questo, ciò che accomuna queste due tradizioni così diverse, è la ricerca del bello, perseguita attraverso la preparazione e la degustazione dei tè più raffinati e la scelta degli strumenti e del contesto più adeguati. Imparare a trarre piacere da queste piccole cose, riappropriarsi del proprio tempo e trasformare una pausa e il semplice gesto di preparare e bere il tè in un momento di puro piacere e di riflessione: queste sono alcune delle cose che può insegnare quest'arte.
Quali sono le finalità dell'Associazione per il 2008?
Continueremo ricerca e divulgazione con attività ed eventi vari, cercando anche di far crescere la nostra associazione. A tal fine abbiamo da poco rinnovato il nostro sito internet, dove sono indicati i diversi campi nei quali operiamo. Tra le attività che stiamo organizzando per il 2008 vi è anche un viaggio in Cina tra la fine di maggio e giugno. Si tratta di un viaggio alla scoperta della Cina e del tè, nel quale vi sarà modo di ammirare alcuni dei luoghi più incantevoli e meno frequentati del Paese, visitare le coltivazioni e prendere parte a degustazioni e incontri didattici con produttori ed esperti locali. Per il 2009, invece, stiamo progettando la realizzazione di un convegno internazionale.
Qualcuno sostiene che il tè verde in particolare sia una bevanda utile alla riflessione...
Il tè verde oggi è sicuramente di moda, grazie all’interesse che si è creato attorno al suo ricco contenuto di sostanze antiossidanti e l’erronea credenza che abbia molta meno caffeina delle altre tipologie di tè. Tuttavia il contenuto di caffeina e le proprietà medicinali non sono gli unici metri di valutazione. Esistono tè di ogni tipo, con gusti e aromi diversi. Secondo me, se sono buoni e preparati bene, sono tutti utili alla riflessione.
La Cina è una realtà che suscita in te sentimenti contrastanti.
Sono da sempre innamorato della cultura tradizionale cinese, ma la Cina non è solo questo. È una realtà estremamente complessa e dinamica, che si presenta con molti aspetti contraddittori. Di conseguenza sono altrettanto contrastanti e difficilmente riducibili a poche battute i sentimenti che suscita in chi la vede ora e per chi l’ha vista cambiare così radicalmente nel corso degli ultimi decenni. Anche nel caso del tè, ho vissuto con entusiasmo la rinascita di interesse per tale bevanda negli anni novanta, ma a allo stesso tempo ho provato e provo una certa perplessità di fronte al sorgere di nuove forme spettacolarizzate di arte del tè, così lontane dagli ideali di sobrietà e informalità che tradizionalmente caratterizzano il consumo del tè in Cina.
Viaggiare ti ha aiutato a...?
Un viaggio, specialmente se vissuto lontano dagli alberghi internazionali e dai normali itinerari turistici, offre sempre l’occasione di scontrarsi e confrontarsi con una realtà materiale e con modi vi vedere e pensare le cose diversi dai nostri. Può risultare difficile per chi non si è mai allontanato dal proprio paese prendere coscienza della relatività del proprio mondo e delle proprie certezze. Viaggiando si scopre che le cose non sono sempre come si pensa che debbano necessariamente essere.
Qualche qualità di tè consigliabile a un principiante.
L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di assaggiare tè diversi con un atteggiamento aperto e con genuina curiosità. Sarà così facile individuare quelli che rispondono meglio ai propri gusti e dai quali iniziare il proprio viaggio alla scoperta di questo meraviglioso mondo di aromi e sapori. Lo studio e l’esperienza, in genere, portano a una naturale evoluzione e ampliamento dei propri gusti. Molte delle attività che organizza la nostra associazione cercano proprio di aiutare gli appassionati che vogliono imparare a conoscere meglio questa bevanda.
Quali le qualità che preferisci e perché?
Premettendo che cerco sempre di bere tè di buona qualità e che personalmente non amo quelli aromatizzati, devo dire che bevo ogni tipo di tè. Ve ne sono di così tante varietà con profumi e gusti così diversi. In genere, il clima, l’umore, il mio stato fisico e gli eventuali ospiti mi suggeriscono sempre qual è il tè più giusto per l’occasione.
Qual è la concezione del tempo in merito alla cerimonia del tè?
Nel chanoyu la concezione del tempo è mirabilmente espressa nella frase “ichigo yichie” (ogni momento è unico e irripetibile). Il qui e ora sono il centro di un’esperienza estetica totale (quella dell’arte del tè giapponese) separata dal tempo e dallo spazio esterno. Nell’arte del tè cinese, invece, non ritroviamo una concezione del tempo particolarmente marcata e l’ideale della vita rustica dell’eremita, cui fa spesso riferimento l’estetica del tè cinese, è quasi sempre in rapporto dialettico con il paesaggio esterno.
È prevista una musica di sottofondo alla cerimonia?
Nell’arte del tè giapponese non è previsto alcun tipo di accompagnamento musicale. Nelle svariate declinazioni dell’arte del tè cinese invece non è precluso l’uso della musica come sottofondo.
Anzi, nelle versioni più spettacolari di “arte del tè” create in Cina oggi, nelle quali prevalgono le componenti coreografiche e teatrali, la musica non manca quasi mai. A prescindere dalla musica e dalle scelte coreografiche, gustare e comprendere il tè è un’esperienza che arricchisce la persona, ne raffina il gusto e, come sostiene la medicina tradizionale cinese, nutre il cuore.